I campi di cereali sono mietuti da qualche giorno, e ormai anche is bentus de su cramu, le giornate di forte maestrale che seguono i giorni più caldi dell’anno e che tanto aiutano nella ventilatura del raccolto trebbiato, sono trascorsi.
C’è un gran caldo e in campagna non si vede nessuno, i venti meridionali portano masse d’aria umida, l’irraggiamento solare è violentissimo.
I fichi sono cotti sugli alberi, frucidas.
I pioppi bianchi di tutto il circondario stanno lentamente deperendo ed il loro ingiallimento ora è scandaloso: non so se per alcuni di questi alberi basterà un acquazzone estivo a salvar loro la vita.
Lontano, brutte colonne color caffellatte si levano dalle montagne e cozzano con i veli di nuvolette bianche stirate dallo scirocco: sono i boschi della Sardegna che vanno in fumo per mano umana.
Oggi vedo questo scenario da Villanovaforru, ma tutta l’isola sta patendo le sofferenza dovuta ad un periodo siccitoso particolarmente lungo.
C’è un gran caldo e in campagna non si vede nessuno, i venti meridionali portano masse d’aria umida, l’irraggiamento solare è violentissimo.
I fichi sono cotti sugli alberi, frucidas.
I pioppi bianchi di tutto il circondario stanno lentamente deperendo ed il loro ingiallimento ora è scandaloso: non so se per alcuni di questi alberi basterà un acquazzone estivo a salvar loro la vita.
Lontano, brutte colonne color caffellatte si levano dalle montagne e cozzano con i veli di nuvolette bianche stirate dallo scirocco: sono i boschi della Sardegna che vanno in fumo per mano umana.
Oggi vedo questo scenario da Villanovaforru, ma tutta l’isola sta patendo le sofferenza dovuta ad un periodo siccitoso particolarmente lungo.
Pra’capeddu è un minuscolo avvallamento di pochi moggi di terra tenace, spesso bianca e sabonatza, talvolta più scura e fertile, di quelle impraticabili in inverno e profondamente crepate in estate, poggiato sul versante occidentale di una serie di collinette marnose in territorio di Villanovaforru.
Pranu capeddu (pianoro del cappello, forse dalla forma dell’avvallamento, al cui centro è presente un piccolo colle che potrebbe ricordare con un po’ di fantasia un cappello a falde larghe?) si riferisce ad un territorio così ristretto che non compare nella toponomastica ufficiale. E’ la sorte di tanti nomi di luogo di tutta la Sardegna, essenziali per chi frequenta la campagna, testimoni di una conoscenza del territorio centimetrica, e che rischiano di scomparire.
Il nostro piccolo avvallamento si trova tra i 320 ed i 350 m s.l.m., prende il sole quasi tutto il giorno ed è esposto praticamente a tutti i venti: un posto secco ma solcato da piccoli impluvi, fortemente trasformato dall'uomo che in passato vi ha installato colture permanenti di pregio (vigne, oliveti, mandorleti, “orti di susine”), e che oggi vi pratica essenzialmente la cerealicoltura.
Un posto, insomma, che credo non abbia mai attirato schiere di naturalisti o amanti del paesaggio. Io trovo Pra’cappeddu semplicemente bellissimo.
A parte le splendide siepi di lentisco e biancospino sopravvissute, qui non ci sono molti alberi: dove non si coltiva, il suolo è ricoperto da prati annuali sub-nitrofili, un po' disturbati. Piccoli accenni di praterie a crucuri 'e monti (Ampelodesmos mauritanicus) compaiono qua e la nei settori più acclivi, con le loro infiorescenze (candeleris, qui in paese) giallo oro, nuove di zecca. Li accompagnano radi gruppetti di lentischi e giovani olivastri, e qualche singolo cespuglio di Anagyris foetida (silìcua). Ancora più in cima abbiamo già oltrepassato il confine e ci troviamo in Arrolluas (probabilmente, Arroia de is luas....doveva essere pieno di euforbie!) e, un po' più verso nord, in Marramuta, il punto più alto, uno dei pochi toponimi segnati sulla carta, luogo di campi di pietre battuti dal vento e dell'omonimo nuraghe ormai quasi del tutto scomparso.
Gli amici a cui ho chiesto sono quasi sicuri che verso sud Pra'capeddu finisca già in corrispondenza del pino solitario piantato lungo lo stradello: da lì in poi si scende precipitosamente verso S'àcua sassa, luogo affascinante che visiteremo un altro giorno.
Gli amici a cui ho chiesto sono quasi sicuri che verso sud Pra'capeddu finisca già in corrispondenza del pino solitario piantato lungo lo stradello: da lì in poi si scende precipitosamente verso S'àcua sassa, luogo affascinante che visiteremo un altro giorno.
A s'àcua sassa dicono esserci alcuni cinghiali, e io sono convinto che arrivino almeno sino a Pra'capeddu: un paio di volte infatti ho trovato tracce sospette..
Molto più comuni invece le volpi, che hanno le tane nei costoni, mangiano fichi, cavallette e, quando va bene, topastri, e segnano il loro territorio depositando le loro fatte strapiene di semi di fico nei crocevia più importanti.
In questi giorni i giovani dell'anno, ormai grandicelli, scorrazzano per le campagne e purtroppo si avventurano pericolosamente nei dintorni delle strade asfaltate.
Molto più comuni invece le volpi, che hanno le tane nei costoni, mangiano fichi, cavallette e, quando va bene, topastri, e segnano il loro territorio depositando le loro fatte strapiene di semi di fico nei crocevia più importanti.
In questi giorni i giovani dell'anno, ormai grandicelli, scorrazzano per le campagne e purtroppo si avventurano pericolosamente nei dintorni delle strade asfaltate.
Nei campi di grano e di favino falciati, invece, incontro le tracce degli occhioni, e di qualche pernice sarda. I primi stanno allevando i piccoli o preoccupandosi della seconda covata, una semplice depressione nel terreno, tra sassi bianchi ed asteracee spinose, sulla quale sono deposte belle uova macchiettate. Delle seconde si possono già incontrare le bande di giovani già capaci di svolazzare, soprattutto nelle prime ore del mattino. Ma le pernici purtroppo sono sempre meno. Procedendo tra le stoppie percorro il confine occidentale della vallecola costeggiando una vigna ed un muretto a secco di marne bianchissime, e dirigendomi verso nord-nord-ovest vedo di fronte a me i versanti di Padru e l'emergenza di Genna Maria. |
Il cammino si fa interessante: tra le stoppie stanno fiorendo degli splendidi (e feroci) fiordalisi estivi, Centaurea solstitialis, dalle robuste spine centrali e la fine ragnatela di lanugine che ricopre l'intera pianta: protezioni contro gli erbivori e contro le insolazioni e le alte temperature. Le infiorescenze giallo canarino di questa splendida asteracea del solstizio d'estate sfavillano in mezzo alla campagna disseccata, e attirano una grande quantità di vita.
Assieme a numerosi ditteri ed imenotteri ronzanti, anche tante farfalle sono in piena attività attorno a questi ed altri fiori tardivi come le varie Carlina, e le Sixalis. Numerosi ninfalidi svolazzano a bassissima quota tra gli steli del grano mietuto, per poi poggiarsi all'improvviso e scomparire nel loro vestito di ali mimetiche. Chi rimane ad ali un po' aperte per godersi il sole le chiude e scompare tra lo sfondo bruno-giallastro della terra non appena mi avvicino: mi ricordano quei bivalvi sonnacchiosi che, appena sfiorati, si "blindano" di scatto dentro la loro conchiglia. Queste belle Maniola jurtina e Pyronia cecilia, però, sono completamente indifese, e la loro conchiglia è la livrea mimetica del rovescio delle loro ali, in cui confidano ciecamente. |
Scollinando, costeggio delle piccole vigne abbandonate da tempo -qualche vecchio susino fruttifica ancora macilento- e mi accorgo subito di entrare in un altro mondo: i piccoli appezzamenti sono colonizzati da centinaia di giovani olmi, le siepi di lentisco e biancospino sono alte sino a oltre tre metri e si arricchiscono di giovani lecci. Il tutto sprofonda in un impluvio che corre dritto verso l'agro di Sàrdara. Poco più in basso un piccolo avvallamento è rinfoltito di rovi, lecci alti e bei pioppi bianchi: un maschio di capinera, due colombacci, un picchio rosso maggiore. Un giovane di poiana si lagna dal ramo di un grosso eucalipto, ma il genitore, intento a sorvolare i versanti di Perdu Porcu e Masaròngia, non ne se cura.
Siamo a Funta'sciutoris, e la nostra piccola valle di Pra'capeddu è già finita.
Siamo a Funta'sciutoris, e la nostra piccola valle di Pra'capeddu è già finita.