Sembrano formule magiche balzate fuori da racconti per bambini, e forse non è un caso che alcuni studiosi attribuiscono molti degli epiteti sardi riferiti ai papaveri (Babaoli, Babauli, Baboli, Bibiriboli, Pabauli..) a forme di espressione infantili costruite sul latino Papaver e diffuse nel vocabolario comune di gran parte del sardo.
Effettivamente, percorrendo oggi le fertili vallate che serpeggiano tra i colli della Marmilla è impossibile non accorgersi di una vera e propria magia cromatica di tarda primavera, quella del rosso dei papaveri che accompagnano la maturazione delle coltivazioni cerealicole..
In Sardegna il genere Papaver (Papaveraceae) comprende otto specie annuali appartenenti a tre diverse sezioni, tutte con centro di diffusione individuato nel Mediterraneo orientale e in Asia sud-occidentale. Gran parte di queste specie infatti hanno corologia Mediterranea-Turanica, essendo diffuse dal Mediterraneo centro-orientale al Medio Oriente, alcune di queste estendendo l'areale ad est sino alla catena dell'Himalaya, a ovest sino al Mediterraneo occidentale, talvolta all'arcipelago delle Canarie.
Effettivamente, percorrendo oggi le fertili vallate che serpeggiano tra i colli della Marmilla è impossibile non accorgersi di una vera e propria magia cromatica di tarda primavera, quella del rosso dei papaveri che accompagnano la maturazione delle coltivazioni cerealicole..
In Sardegna il genere Papaver (Papaveraceae) comprende otto specie annuali appartenenti a tre diverse sezioni, tutte con centro di diffusione individuato nel Mediterraneo orientale e in Asia sud-occidentale. Gran parte di queste specie infatti hanno corologia Mediterranea-Turanica, essendo diffuse dal Mediterraneo centro-orientale al Medio Oriente, alcune di queste estendendo l'areale ad est sino alla catena dell'Himalaya, a ovest sino al Mediterraneo occidentale, talvolta all'arcipelago delle Canarie.
Alcune di queste piante hanno seguito l'uomo del Neolitico nell'avventura agricola in buona parte del Paleartico occidentale: non ci deve stupire, quindi, che nel Mediterraneo alcuni papaveri siano da molti considerati non autoctoni, ma di antica introduzione (archeofite), giunti da oriente assieme ai cereali ed alle prime forme di agricoltura. Anche in Sardegna.
Ecco perché quasi tutte le specie del genere Papaver presenti nell'isola sono strettamente legate agli ambienti antropogenici, artificiali e semi-naturali, ed in particolare agli agro-ecosistemi ed agli ambienti ruderali. Alcune sono più specializzate di altre che, invece, non si mettono troppi problemi a crescere in un campo di grano piuttosto che in un margine stradale.
In ogni caso, i papaveri accompagnano le nostre grandi fatiche da un'intera vita, dall'alba della nostra civiltà...e ora si scoprono traditi.
Nei giorni scorsi giravo in cerca di campi di grano fiammeggianti di papaveri per questo mio primo post, e mi sono reso conto che se ne trovano sempre meno.
Oggi i campi di grano si mostrano spesso come ampi spazi uniformi, perfettamente livellati, di un grano bassissimo, e solo. Non un rafano, non un fiordaliso, giusto poche altre Poaceae sopravvissute al diserbo chimico.
Il ramolaccio Papaver rhoeas L. ha imparato a farsi spazio in mezzo alle altre colture, e sono i campi di orzo e di favino, meno tartassati dai “trattamenti fitosanitari”, a fiammeggiare di più. Compare nelle crepe dei marciapiedi e nelle aiuole cittadine poco curate e per fortuna ricche di erbe e fiori selvatici.
Sperando possa piacere al lettore, è' mia intenzione dedicare più di un post alle specie del genere Papaver, con la speranza di incoraggiare a percorrere, a piedi o in bicicletta, gli stradelli di campagna ed i sentieri delle nostre colline, e a riconoscere tra le messi quasi mature queste piante umili, un po’ dimenticate, magnifiche.
Ecco perché quasi tutte le specie del genere Papaver presenti nell'isola sono strettamente legate agli ambienti antropogenici, artificiali e semi-naturali, ed in particolare agli agro-ecosistemi ed agli ambienti ruderali. Alcune sono più specializzate di altre che, invece, non si mettono troppi problemi a crescere in un campo di grano piuttosto che in un margine stradale.
In ogni caso, i papaveri accompagnano le nostre grandi fatiche da un'intera vita, dall'alba della nostra civiltà...e ora si scoprono traditi.
Nei giorni scorsi giravo in cerca di campi di grano fiammeggianti di papaveri per questo mio primo post, e mi sono reso conto che se ne trovano sempre meno.
Oggi i campi di grano si mostrano spesso come ampi spazi uniformi, perfettamente livellati, di un grano bassissimo, e solo. Non un rafano, non un fiordaliso, giusto poche altre Poaceae sopravvissute al diserbo chimico.
Il ramolaccio Papaver rhoeas L. ha imparato a farsi spazio in mezzo alle altre colture, e sono i campi di orzo e di favino, meno tartassati dai “trattamenti fitosanitari”, a fiammeggiare di più. Compare nelle crepe dei marciapiedi e nelle aiuole cittadine poco curate e per fortuna ricche di erbe e fiori selvatici.
Sperando possa piacere al lettore, è' mia intenzione dedicare più di un post alle specie del genere Papaver, con la speranza di incoraggiare a percorrere, a piedi o in bicicletta, gli stradelli di campagna ed i sentieri delle nostre colline, e a riconoscere tra le messi quasi mature queste piante umili, un po’ dimenticate, magnifiche.